La schiettezza, la disponibilità, la sicurezza con cui ti parla del basket… Lei è Alice Melandri, guardia ventitreenne di Castel San Pietro Terme (Bo), che nella stagione sportiva ormai alle porte giocherà con i colori della Libertas Basket Bologna. Avrà come allenatore Andrea Castelli. Lo stesso coach che l’ha seguita durante l’annata 2017/2018 in A2, quando indossava la maglia della Tigers Rosa. Conosciamola meglio attraverso ciò che ci racconta di sé, in un “intreccio” di ricordi, emozioni e consapevolezza di quanto la pallacanestro sia un filo conduttore della sua vita, da sempre.

“Quando avevo 7 anni mia madre mi portò a fare le prove di basket nella palestra della mia scuola, da lì smisi di praticare il nuoto e non lasciai il basket mai neanche per un secondo: è stato amore a prima vista! I primi passi quindi li ho fatti alle elementari, giocando con i maschi. Poi alle medie ho iniziato con la prima squadra femminile a Castel San Pietro. Ho partecipato a tutti i Campionati giovanili, giocando finali nazionali e facendo tutto il percorso della Selezione regionale. Come secondo Campionato, oltre all’Under 17 a 15 anni, giocavo in B. Ho giocato sempre a Castel San Pietro, nella Magika Pallacanestro, chiudendo con l’anno dell’A2 per poi trascorrere gli ultimi 2 anni a Forlì con la Tigers Rosa, prima in B e poi in A2, sempre con Andrea Castelli come allenatore. Fortunatamente le partite che ricordo con emozione sono tante. Soprattutto nei Campionati Under dove giochi con le stesse compagne per più tempo e stringi rapporti di amicizia forti. Le vittorie o il raggiungimento di obiettivi o risultati li senti dentro di te come se da quel momento la tua vita prendesse un’altra piega. Aggiungi quel giorno nei ricordi e ne parli e riparli anche dopo anni. Mi viene in mente la finale regionale Under 14, dove giocai proprio contro la Libertas, partita combattutissima vinta sul finale: avevamo disputato una grande prova e quella fu laprima vera partita. In seguito un match per il passaggio alle finali nazionali Under 17 in Toscana, che finì con un abbraccio di gruppo dopo una lotta di 40 minuti che ci portò alla vittoria. Poi crescendo le finali per la promozione di C-B-A3-A2: tutti ricordi che terrò per sempre, sperando di aggiungerne altri al più presto. La pallacanestro femminile si sta evolvendo molto negli ultimi anni, sicuramente il clima è diverso rispetto a quello che si respira nel comparto maschile, perché l’interesse economico e dei media è minore. Per quanto riguarda il clima in campo, invece, credo che l’agonismo sia veramente equiparabile a quello maschile in certi momenti e in certe partite, raramente ci sono risse ma sicuramente non ci facciamo carezze e soprattutto le sfide con l’avversaria che marchi sono sempre molto accese. Infatti, a sentire i commenti delle persone che ci vengono a vedere sono spesso: ‘non pensavo che le donne fossero così agguerrite o che picchiassero così tanto’. Nel gioco chiaramente l’atletismo e lo spettacolo sono differenti, ma in termini di schemi e gioco le donne hanno una marcia in più. L’avversaria che ho dovuto marcare e a cui ancora ora, ripensandoci, non sono riuscita a prendere le misure neanche per sbaglio è stata Rae D’Alie, giocatrice della Progresso Bologna. Il mio record personale di punti è stato a 16 anni nel Campionato Under 17 nella finale regionale in cui ne totalizzai 22. Alice Melandri è una giocatrice che nel tempo è cambiata molto. Mi sono presa le responsabilità delle mie scelte in campo e fuori, ho imparato a non mollare perché una partita non è mai finita fino allo scadere del tempo e in qualche modo riesco a tirare fuori il meglio proprio quando sembra tutto perso (forse dovrei farlo prima, ci sto lavorando però). Bisogna allenarsi sempre e bene perché è da lì che si prepara l’atteggiamento mentale che nei momenti di fatica e difficoltà bisogna saper mettere in campo, si devono accettare le critiche e i rimproveri cercando di migliorare. Questo vale in campo così come fuori, perché nella vita valgono le regole del basket. Fuori dal campo sono un’istruttrice di minibasket il pomeriggio, mentre la mattina lavoro nell’ufficio di un’azienda. Il tempo che mi rimane oltre a queste cose non è molto, cerco di distrarmi e divertirmi con le mie amiche appena ho un attimo libero. Chi sono? Posso dire che in campo e fuori sono la stessa persona: in campo un po’ più agguerrita, do tutto quello che ho cercando di giocare e tenere insieme la squadra, perché è da lì che tutto parte. L’esperienza del minibasket mi aiuta molto e mi appassiona riuscire a trasmettere le mie conoscenze a quei bimbi che spero poi diventeranno in un futuro dei giocatori e diciamo che il tempo con loro è sempre colorato da quelle espressioni che solo i più piccoli riescono a tirare fuori. Questa nuova esperienza nella Libertas Basket Bologna la affronterò mettendomi in gioco in un nuovo ambiente e con nuove compagne. Sono felice di iniziare questa nuova avventura vicino a casa: penso infatti di poter fare bene e sicuramente mi impegnerò al massimo come sempre, cercando di aggiungere tasselli e di crescere. Alle mie compagne più giovani vorrei solo dire di divertirsi e di trovare stimoli nuovi in allenamento per riuscire a non prenderlo come un appuntamento della giornata, ma come un’opportunità di crescita costante e continua per scoprire proprio com’è davvero la pallacanestro in ogni suo aspetto. Se sono scaramantica? Prima di ogni partita tra la fine del riscaldamento e l’inizio del gioco mi rifaccio sempre i nodi delle scarpe. Un mio pregio è la tenacia, mentre un difetto è il black-out del cervello che certe volte smette di ragionare e agisce d’istinto. Come definirei il basket? La pallacanestro per me è essenziale, direi necessaria”.