Nome: Beatrice. Cognome: Pullega. Ha 15 anni e da 3 riveste il ruolo di “capitano” della sua squadra. Veste la maglia della Fortitudo Rosa e gioca nella categoria Under 16. Il suo approccio con la pallacanestro è avvenuto a seguito del coinvolgimento da parte di alcune compagne delle elementari che già praticavano questo sport. Lei confessa molto candidamente che non ne voleva sapere, però poi strada facendo si è appassionata quasi senza accorgersene. A tal punto che del gruppetto iniziale di amiche, lei è l’unica che ha continuato e ha sempre militato nelle fila di Fortitudo Rosa-Libertas Basket Bologna. Una piccola premessa per presentarla. Da ora in avanti sarà lei a parlare di sé e del basket, con quella naturalezza tipica dell’età.

“Credo che praticare un’attività oltre a quella scolastica sia molto importante, soprattutto se ti piace e se conosci delle persone che ti consentono di trascorrere quel poco tempo che ti rimane facendoti divertire. Il carico di studio per me e per la maggior parte delle mie compagne è pesante. E non sempre si riesce a conciliare al meglio lo sport con la scuola. Però se uno ci tiene davvero è possibile organizzarsi. Ad esempio, io studio tutto il pomeriggio, dopodiché di solito vado ad allenamento e la mattina dopo mi capita spesso di alzarmi un’ora prima per fare un ultimo ripasso. A ben pensarci, alla fine non mi pesa più di tanto questo trend. Passando di nuovo alla pratica del basket, ritengo che far parte di una squadrainsieme alle tue amiche sia la cosa migliore che ti possa capitare. Da giocatrice singola non mi considero neppure Per me esiste solo il concetto di fare squadra. Fino a qualche anno fa temevo moltissimo il momento di scendere in campo per disputare una partita. Stavo veramente male prima, preferivo addirittura non entrare neppure. L’anno che sono diventata capitano avevamo come allenatore Michele Mastellari e grazie a lui ho acquisito la consapevolezza del piacere del gioco. A riguardo, ricordo che avevamo un incontro a Carpi, entrai come al solito nel quintetto di base ma commisi così tanti errori che Mastellari mi fece tornare in panchina dopo appena 3 minuti, senza farmi più rientrare. Ci restai malissimo. Volevo tornare in campo con tutte le mie forze ed è stato proprio in quel momento che ho capito che avevo voglia di giocare! Sono sempre stata felice dell’investitura a capitano: credo che ognuno debba fare la sua parte nel miglior modo possibile. Ritengo che in qualità di capitano si debba essere disponibili ad aiutare sia l’allenatore che le compagne. Sempre. Spero che la nuova stagione agonistica ci riservi delle bellissime sorprese e che quando dovremo affrontare alcune delle formazioni più ostiche, come ad esempio Cavezzo e la BSL San Lazzaro, daremo loro molto filo da torcere. Mi rendo conto che quando gioco, spesso ho bisogno di arrabbiarmi per esprimermi in campo al massimo. La pallacanestro per me significa squadra: non c’è nessun altro termine che può racchiudere al meglio ciò che provo”.